IL CIMURRO
Il cimurro è una grave malattia virale (Paramyxovirus) del cane che può colpire l’apparato respiratorio, l’apparato gastroenterico e il sistema nervoso centrale. La malattia è altamente contagiosa e il virus si trasmette soprattutto attraverso le secrezioni dell’animale infetto (saliva, sangue, urine). Il cane può contagiarsi per contatto diretto con i cani ammalati o per contatto indiretto, cioè attraverso oggetti contaminati dalle secrezioni dei cani infetti.
Quali sono i sintomi?
La sintomatologia può essere abbastanza varia, a seconda dell'apparato colpito. I segni iniziali sono in genere rappresentati da starnuti, tosse, formazione di muco denso intorno agli occhi, febbre, abbattimento, vomito, diarrea, inappetenza. Nei cuccioli è frequente la forma intestinale, con inappetenza, disidratazione, diarrea emorragica. Nelle fasi successive può essere visibile l'ispessimento (ipercheratosi) dei cuscinetti plantari e del tartufo. La forma nervosa è la più subdola e pericolosa e può apparire anche tardivamente. È caratterizzata da depressione, movimenti incoordinati, spasmi muscolari localizzati, convulsioni con salivazione profusa, paresi o paralisi. L'esito di questa forma è in genere infausto; se l'animale sopravvive può continuare a presentare tremori spastici localizzati (simili ai tic nervosi) o convulsioni. Sia la progressione della malattia sia la diffusione ad altri cani avvengono rapidamente.
Come si effettua la diagnosi?
La diagnosi si effettua soprattutto in base ai sintomi presenti, anche se questi ultimi possono essere comuni ad altre malattie. Una condizione febbrile e catarrale con conseguenze neurologiche giustifica in genere la diagnosi clinica di cimurro. Esistono esami di laboratorio che possono dimostrare la presenza degli anticorpi verso il virus.
LA GASTROENTERITE VIRALE (O PARVOVIROSI)
La leishmaniosi è una malattia causata da un protozoo parassita chiamato Leishmania. Può colpire sia il cane che l’uomo; la principale specie di Leishmania che infetta il cane è Leishmania infantum.
La leishmaniosi si trasmette solo attraverso la puntura dei flebotomi, insetti simili a piccole zanzare detti anche pappataci. La trasmissione diretta da cane a cane o dal cane all’uomo non avviene o è estremamente rara.
I flebotomi sono piccoli insetti ematofagi (si nutrono di sangue) difficilmente individuabili e attivi soprattutto nelle ore serali dopo il tramonto. In Italia i flebotomi che possono trasmettere la leishmaniosi sono soprattutto Phlebotomus perniciosus e Phlebotomus neglectus.
Il flebotomo femmina punge un cane infetto e ingerisce il parassita, che va incontro ad alcune trasformazioni nel corpo dell’insetto. Quando il flebotomo punge un altro cane, la Leishmania viene inoculata nella cute di quest’ultimo, che si infetta.
I fattori di rischio sono: l’esposizione ai flebotomi, una prevalenza elevata di animali infetti e la compromissione del sistema immunitario.
Dove è presente?
La malattia è endemica (costantemente presente) in Liguria, nelle regioni costiere del Centro-Sud Italia, in particolare sul versante Tirrenico e nelle isole. Fino a una decina di anni fa l’infezione era considerata confinata alle zone costiere e insulari del paese, ma recentemente sono stati riscontrati focolai stabili di malattia anche in alcune regioni settentrionali finora considerate indenni, quali Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. I cani di zone indenni portati in vacanza nelle zone in cui la malattia è presente possono contrarre l’infezione.
Nonostante i flebotomi, vettori della malattia, siano insetti stagionali presenti soprattutto da maggio a ottobre, la malattia può manifestarsi in qualsiasi periodo dell’anno, poiché il suo periodo d’incubazione può essere molto lungo (da tre mesi ad alcuni anni).
Quali sono i sintomi?
Nel cane la sintomatologia è molto variabile. In alcuni soggetti possono essere assenti chiari segni di malattia. Nei soggetti che sviluppano invece la forma clinica, questa è in genere caratterizzata da presenza di forfora, perdita del pelo intorno agli occhi, sul naso e sulle orecchie, ulcerazioni e noduli su tartufo, labbra, palpebre e zampe, crescita abnorme delle unghie, dimagrimento, perdita di sangue dal naso, ingrossamento dei linfonodi e della milza e, nelle fasi più avanzate, aumento della sete e della minzione, segnali di insufficienza renale (che è la principale causa di decesso del cane affetto da leishmaniosi).
Come si diagnostica?
La diagnosi può essere effettuata evidenziando il parassita negli aghi aspirati o nelle biopsie dei linfonodi o del midollo osseo, oppure con particolari test effettuati sul sangue e sui tessuti dell’animale.
Come si cura?
La terapia si effettua con farmaci specifici contro il parassita (leishmanicidi) e con misure di sostegno per il controllo dei sintomi e delle conseguenze dell’infezione, soprattutto per prevenire l’insufficienza renale. La terapia specifica deve essere effettuata sotto totale controllo veterinario.
La terapia di riferimento oggi maggiormente riconosciuta nella letteratura medico veterinaria è l’associazione tra antimoniato di N-metilglucamina (per 4 settimane) e allopurinolo (per 6 mesi). Recentemente è stato registrato in Italia un nuovo farmaco veterinario a base di miltefosina, che consente di effettuare la terapia per via orale e che, negli studi effettuati, si è dimostrato efficace nel controllare i segni clinici della malattia nel cane. Su quest’ultimo farmaco il Gruppo di Studio sulla Leishmaniosi Canina (G.S.L.C.) non ha ancora espresso la propria valutazione.
La prognosi per la risoluzione dei segni clinici è buona ma le recidive sono frequenti, poiché nessuna terapia è in grado di debellare completamente il parassita.
Come si previene?
Per prevenire la leishmaniosi canina è necessario proteggere il quadrupede dagli insetti vettori, i flebotomi.
Si può cercare di impedire che il cane venga punto dal flebotomo applicando appositi prodotti repellenti sulla pelle oppure un collare specifico. Inoltre, è utile tenere il cane in casa nelle ore di maggiore presenza dei flebotomi, cioè al tramonto, e proteggere la cuccia con zanzariere; queste precauzioni non garantiscono che il cane non venga colpito dalla malattia, pertanto è molto importante portare annualmente il quadrupede ad effettuare un test di controllo dal veterinario. La leishmaniosi può essere curata solo se diagnosticata con largo anticipo, anche nei soggetti che ancora non presentano una sintomatologia conclamata.
Esiste l’esame cito-istologico, un esame abbastanza rapido che può essere effettuato negli ambulatori veterinari: il materiale da analizzare viene ottenuto mediante un prelievo con “ago-aspirazione” o con sezioni bioptiche (di tessuti o lesioni), che permettono di evidenziare la presenza di parassiti nel campione. L’esame ELISA è un ulteriore test che permette di valutare la presenza del parassita, in quanto va a rilevare, mediante reazioni colorimetriche, l’esistenza di anticorpi contro gli antigeni della Leishmania nel campione di sangue prelevato. Infine ci sono l’esame d’immunofluorescenza indiretta e l’esame PCR. L’approccio terapeutico del cane con leishmaniosi non è semplice e può avere una durata variabile; le prospettive di vita dei cani affetti da questa malattia possono anche essere di alcuni anni.
Per prevenire il contagio è possibile anche vaccinare Fido con il nuovo vaccino europeo contro la leishmaniosi (CaniLeish®), commercializzato da aprile 2012 anche nel nostro paese.
La leishmaniosi nell’uomo
La malattia non viene trasmessa direttamente dal cane all’uomo; l’uomo può essere infettato da L. donovani infantum, trasmessa dal flebotomo che si è infettato su un cane, e può sviluppare due forme di malattia: cutanea e viscerale (ma ci sono anche forme miste). La forma cutanea è caratterizzata da una lesione ulcerosa, rotondeggiante, localizzata il più delle volte sul viso o sul collo. Nella forma viscerale può essere presente disappetenza, dimagrimento, debolezza, ingrossamento dei linfonodi, del fegato e della milza, febbre. Tra gli uomini sono più esposti all’infezione gli anziani, i bambini e i soggetti immunodepressi. Poiché il cane rappresenta il principale serbatoio del parassita, è fondamentale sottoporlo a controlli periodici presso il veterinario di fiducia. L’uomo rappresenta un fondo cieco epidemiologico in quanto non può reinfettare i flebotomi.
LA RABBIA
La rabbia è una malattia infettiva causata da un virus (Rhabdovirus) che può colpire tutti i mammiferi, uomo compreso. Il virus è neurotropo, cioè infetta soprattutto il sistema nervoso. È una malattia diffusa in quasi tutto il mondo e causa ogni anno decine di migliaia di vittime. Una volta comparsi i sintomi, la malattia è incurabile e causa la morte.
La trasmissione dell'infezione avviene soprattutto attraverso la saliva dell'animale infetto; il virus, infatti, è presente in grandi quantità nelle secrezioni salivari. Per questo motivo la via principale di trasmissione della malattia è costituita dal morso. Tuttavia, è possibile anche l'infezione attraverso lacerazioni o ferite.
Sono esposti al rischio di contrarre la rabbia soprattutto gli animali domestici che possono venire a contatto con le specie selvatiche, in particolare con le volpi, che in Italia costituiscono la principale fonte di contagio. Tra i cani, sono quindi più a rischio i soggetti non vaccinati che possono vagare all'aperto, poiché sono esposti agli animali selvatici e hanno una maggiore possibilità di azzuffarsi con cani randagi o volpi infette.
L'Italia è stata per 15 anni esente dalla rabbia, ma dal 2008 la malattia è ricomparsa nell'arco alpino orientale, in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, dove ci sono stati casi soprattutto nelle volpi, ma anche nei cani.
In alcune zone del Veneto e nelle regioni sopra citate la vaccinazione antirabbica dei cani è quindi attualmente obbligatoria; l’obbligo di vaccinazione è esteso anche agli animali che entrano in questi territori temporaneamente al seguito dei loro proprietari.
Quali sono i sintomi?
Le manifestazioni cliniche della rabbia sono dovute soprattutto alle lesioni che il virus causa nel sistema nervoso centrale. Inizialmente, un cane infetto può mostrare cambiamenti comportamentali come inquietudine o paura, a volte associate ad aggressività. Cani docili possono diventare irritabili, mentre animali solitamente aggressivi possono diventare più docili. Un cane infetto può mordere in seguito a qualunque stimolo, attaccare altri animali, gli esseri umani e anche gli oggetti inanimati. Può leccare e mordicchiare costantemente il punto dove è stato morso. In questa fase può anche essere presente febbre.
Con il progredire della malattia il cane infetto può mostrare ipersensibilità al tatto, alla luce e ai rumori. Può ingerire oggetti insoliti e nascondersi in luoghi bui. In seguito può comparire la paralisi dei muscoli della gola e della mandibola, causando il noto sintomo di formazione di schiuma alla bocca per l'incapacità di deglutire. Possono verificarsi disorientamento, incoordinazione e barcollamento causati dalla paralisi delle zampe posteriori. Altri segni classici della rabbia includono perdita di appetito, debolezza, convulsioni e morte improvvisa.
Il contagio è seguito da una fase asintomatica di incubazione della malattia che può durare da 2 a 8 settimane. In alcuni casi sono stati osservati periodi di incubazione più lunghi, anche di 6 mesi; dopodiché, compaiono i sintomi. La trasmissione del virus attraverso la saliva può verificarsi però già da 10 giorni prima della comparsa dei sintomi.
Come si diagnostica?
Purtroppo non esiste un test per diagnosticare la rabbia nell'animale vivo. L'unico modo per confermare la diagnosi è l'esame del tessuto cerebrale, che generalmente viene effettuato dopo la morte del soggetto.
Come si previene?
La rabbia, una volta comparsi sintomi, è nella maggior parte dei casi irreversibile sia nell'uomo che negli animali e non può essere curata. Per questo è molto importante, laddove esiste il rischio di infezione, effettuare un'efficace prevenzione. Quest'ultima si realizza soprattutto attraverso la vaccinazione, che protegge il quadrupede dall'infezione in caso di morso da parte di un animale rabido e impedisce che il cane la trasmetta all'uomo. È inoltre importante impedire ai cani di vagabondare liberi all'aperto.
La rabbia costituisce una seria minaccia per la sanità pubblica. Per legge, ogni cane morsicatore dev'essere denunciato e sottoposto obbligatoriamente ad un periodo di osservazione di almeno 10 giorni, per verificare che non manifesti i sintomi (indipendentemente dal fatto che sia vaccinato o no).
Quando una persona viene morsicata da un cane, solitamente viene sottoposta a un trattamento immunitario preventivo (profilassi post-esposizione).
L'EPATITE INFETTIVA
È una malattia poco frequente, grazie alla vaccinazione. È causata da un Adenovirus (CAV-1) che si trasmette tra i cani attraverso l’ingestione di urine, feci o saliva infetti. La trasmissione avviene soprattutto per contatto tra cani infetti, ma anche attraverso la contaminazione dell’ambiente.
La malattia varia da forme lievi a forme fatali. La mortalità è più elevata nel cucciolo; nei canili il virus può causare la morte improvvisa dei cuccioli. La mortalità è rara invece nei cani adulti.
Il virus colpisce soprattutto fegato, reni e occhi. I sintomi più frequenti dell’infezione sono apatia, anoressia, aumento della sete, scolo sieroso oculare e nasale, petecchie della mucosa orale, ematomi ed emorragie. Può inoltre comparire un’opacizzazione della cornea (“occhio blu”). Se si instaura un’insufficienza epatica e renale, compaiono convulsioni, vomito e diarrea.
La terapia è soprattutto di sostegno (fluidi, antibiotici, ecc.).
Per questa malattia si effettua in genere la vaccinazione, associata a quella del cimurro.