Salute e Nutrizione

Differenze fra l'alimentazione del cane e del gatto

I consigli del veterinario per una corretta somministrazione dei pasti al cane e al gatto

Dottor Alberto Franchi

Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre 2020 | 4 minuti di lettura

Buongiorno Dottore, vorrei sapere quali sono le principali differenze che riguardano i tempi di somministrazione dell’alimento nel cane e nel gatto, grazie.

Le informazioni che riguardano l’alimentazione del proprio amico a quattro zampe sono statisticamente le più richieste presso gli ambulatori veterinari: io le trovo stimolanti ed ampiamente giustificate.
Una gran parte delle patologie riscontrate nei nostri animali da compagnia di media o avanzata età dipendono infatti anche dalla correttezza e qualità dell’alimento fornito.

Non trovo giustificazione all’abitudine assai diffusa di alimentare un cane una sola volta al giorno, a meno che non ci si trovi impossibilitati ad agire diversamente.
Alcuni fautori di questa cadenza sostengono che in natura i canidi si alimentano con grosse scorpacciate in occasione dell’uccisione di una preda. In effetti la capacità gastrica di un lupo o di un altro canide ha del portentoso: spesso lo stomaco viene anche utilizzato come recipiente di trasporto per offrire il cibo ingurgitato ai cuccioli rimasti nella tana.
In natura il consumo della preda uccisa riguarda i membri della muta o del branco ma attira anche molti altri carnivori, i quali finiscono col contenderla al legittimo proprietario.
Quindi è necessario ingurgitarne al più presto la quantità maggiore possibile.
Talvolta ad un successo nella caccia segue un lungo periodo di ristrettezze e risulta indispensabile fare di necessità virtù, sopravvivendo per lunghi periodi con quanto immagazzinato precedentemente nel loro organismo sotto forma di grasso.

Cane che mangia

Ma è stato ampiamente dimostrato che, anche in natura, avendo la possibilità di alimentarsi poco e spesso, viene preferita questa seconda opzione.
Fra le pareti domestiche il cibo per il nostro cane non manca mai, quindi tali stratagemmi etologici non trovano giustificazione: io consiglio pasti regolari e distribuiti nelle 24 ore.
Non c’è pertanto motivo di obbligare i nostri cani ad una alimentazione così forzata, alternando lunghe ore di digiuno ad un solo pasto consumato voracemente, con una fame…da lupo!
Molto meglio per evitare inutili sovraccarichi gastrici, rischi di rigurgito ed assicurare una digestione meno impegnativa, frazionare l’alimento nell'arco della giornata, suddividendo in due (non moltiplicando per due!) la quantità del cibo somministrato, avendo cura di proporlo ad equa distanza di tempo.

È opinione diffusa, inoltre, che i cani di grande mole possano a maggiore ragione degli altri consumare un solo pasto al giorno.
Sono fortemente contrario a questa pratica, in quanto tanto più essi risentono del peso determinato nello stomaco dalla grande quantità di cibo ingerito, indispensabile per il loro sostentamento.
Accade con relativa frequenza, infatti, che i cani di grande taglia vadano incontro ad una patologia spesso mortale, dal decorso fulminante: la torsione dello stomaco, nella quale evenienza l’intervento del veterinario giunge il più delle volte a decesso avvenuto.
Per i cuccioli, il cui fabbisogno nutritivo è inversamente proporzionale alla capacità gastrica, è indispensabile invece avere cura di suddividere in più pasti al giorno l’alimento per favorire una digestione graduale ed evitare eccessi di voracità al momento del pasto.

Diversamente dai canidi selvatici, i gatti in natura catturano frequentemente piccole prede e se ne cibano solitariamente.
Quindi per assimilare l’alimentazione domestica a quella naturale della sua specie dobbiamo proporre piccoli pasti ricorrenti nell’arco della giornata, avendo cura, se il cibo somministrato è fresco, di non permettergli di avanzarlo per molto tempo nella ciotola: andrebbe incontro a deterioramento ed attirerebbe insetti nella nostra casa.
Tale precauzione risulta superflua nel caso in cui l’alimento fornito sia costituito da croccantini. A meno che non si stia intraprendendo un percorso educativo o terapeutico per il comportamento del felino.

L’abitudine di alcuni di somministrare il cibo fuori casa, sulla terrazza, in giardino, comporta una forte dipendenza climatica: durante i mesi freddi il cibo avanzato tende a raffreddarsi o congelarsi, nei mesi caldi a subire veloci processi di deperimento e di contaminazione da parte di insetti, microorganismi ed agenti fisici.


Dottor Alberto Franchi medico veterinario a Verona
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