Interviste

Intervista al Dott. Franchi riguardo alla terapia per le patologie del comportamento di cani e gatti

Lo staff di JustDog.it ha intervistato il Dott. Franchi per capire, attraverso le sue risposte, come risolvere i casi di psicosi nei nostri animali

Sara

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio 2016 | 5 minuti di lettura

1. Gentile Dott. Franchi, quali sono i disturbi che più frequentemente le vengono segnalati nel rapporto con i nostri amici a quattro zampe?
Dovendo per ovvii motivi sintetizzare, rispondo le ansie: con tutte le sfaccettature previste da un animale in preda ad una sindrome ansiosa. Si va dalla ossessiva richiesta di attenzione, al controllo dei proprietari, fino all’angoscioso abbaiare, all’auto-traumatismo, alla distruzione di oggetti quando l’animale viene lasciato solo in casa, all’aggressione verso altri animali, verso persone estranee ed anche contro gli stessi proprietari.

2. Dott. Franchi, l’aggressività dei nostri animali da cosa deriva?
Da molteplici cause. Può essere innata: appresa durante la gestazione. In questo caso parlo di temperamento, tendente alla manifestazione di episodi aggressivi.
Oppure può derivare dall’ambiente e dal gruppo sociale nel quale l’animale si trova a vivere dopo l’acquisizione da parte del proprietario. In questo caso mi riferisco al carattere, formatosi nell’animale a seguito delle esperienze relazionali vissute.
Personalmente, dopo alcuni decenni di clinica terapeutica, faccio risalire ogni sfaccettatura degli attacchi di aggressività alla paura, all’ansia.
Ritengo infatti che l’aggressività sia in ogni caso una delle due evoluzioni prevedibili nell’ansia scompensata. La seconda è la depressione.

Intervista al veterinario Dott. Franchi

3. Dott. Franchi, quali sono i casi clinici più complessi da risolvere?
Le psiconevrosi che richiedono più impegno e più tempo per essere risolte sono quelle che mi presentano gli animali già adulti.
In essi il disadattamento è ben radicato nel loro comportamento, quindi più difficile da sanare.
Anche i soggetti che presentano le espressioni più gravi di ogni singola sindrome richiedono maggiore impegno da parte mia e da parte dei proprietari.
Per semplificare faccio due esempi.
Per il cane: l’aggressività diretta contro gli stessi proprietari.
Per il gatto: la minzione fuori dalla cassetta e, analogamente al cane, l’aggressività verso i proprietari.
Ma le difficoltà divengono insormontabili solo quando mi capita di discutere con proprietari che non accettano di prendere coscienza della forma patologica del proprio animale.
Solo in questi ultimi casi non ho la minima speranza di potercela fare.

4. Dott. Franchi, può un animale risolvere problemi, magari momentanei, di una persona o di una famiglia?
Vorrei rispondere affermativamente, ma per esperienza e per non creare illusioni voglio rispondere: no.
Affidare un animale sano ad una persona disadattata o con problemi relazionali o, ancora, ad una famiglia che abbia situazioni emotivamente precarie significa: non solo rischiare di peggiorare la situazione, ma anche far soffrire l’animale ed indurlo ad un grave stato di ansia o di depressione.

5. Dott. Franchi, come ritiene debbano essere giudicati i rimedi naturopatici?

Pur sapendo di incorrere nelle ire dei produttori, nelle smentite di alcuni veterinari e nel rifiuto di rari lettori, voglio affermare che i rimedi mistici e fideistici legati all’impiego di prodotti ritenuti in grado di trasmettere impulsi positivi o risolutivi di patologie psicotiche, gli integratori alimentari, gli aromi ed i profumi più o meno naturali, non rivestono alcuna sostanziale importanza per la soluzione di psiconevrosi nei nostri animali.

6. Dott. Franchi, qual'è la differenza fra il suo lavoro e quello di un educatore?
Un educatore educa un soggetto caratterialmente sano a convivere con equilibrio relazionale con i proprietari e con gli estranei alla famiglia ospitante.
Un educatore non ha possibilità di curare un soggetto che per qualsivoglia tipo di nevrosi normale non è, necessitando di una cura psicoterapeutica e non potendo comprendere i principi di una educazione.
Un medico veterinario che si prefigga di analizzare, diagnosticare, quindi curare sindromi psicotiche esercita una funzione che solo all’apparenza può apparire analoga, ma che in realtà agisce ad un livello profondo della mente animale.

7. Dott. Franchi, più volte ha segnalato che cani con problemi di psicosi o di relazione primeggiano in gare di addestramento: può spiegarci meglio la sua opinione al riguardo?
Non è impossibile insegnare ad un soggetto, anche affetto da problemi relazionali o in uno stato di psicosi, a compiere determinate azioni od allenamenti, attraverso la ripetizione ostinata o forzata di determinati esercizi.
Pensiamo a quante persone con gravi disturbi psicologici si sono rivelate esperte in determinati campi dello scibile umano o abili in determinati lavori.
Eppure hanno dimostrato di non potersi relazionale positivamente con le altre persone.
Analogamente ho avuto come pazienti cani abili nell’eseguire esercizi d’addestramento, alcuni anche premiati in gare, ma che in preda a forti stati ansiosi si sono dimostrati pericolosi per i proprietari così come per gli estranei ed i conspecifici.

8. Ringraziandola per averci concesso questa interessante intervista, quale è la soluzione migliore per risolvere i casi di psicosi nei nostri animali?
Curarli. Prendere coscienza del loro stato di disturbo mentale è il primo, necessario, indispensabile passo. Talvolta difficile da accettare, quindi da compiere per molti proprietari, i quali si sentono sminuiti ed in imbarazzo nel riconoscere uno stato di nevrosi del proprio animale.
In seguito è necessario effettuare una accurata anamnesi dello stato di patologia del singolo animale: una approfondita analisi del suo stato di psicosi.
Quindi approntare ed effettuare un percorso terapeutico per giungere a eradicare dall’animale lo stato di ansia o di depressione nel quale si trova.
Ogni altra strada si voglia percorrere risulta insufficiente o anche sconsigliabile nel caso possa fare peggiorare lo stato di malattia dell’animale o solamente fare cronicizzare la psiconevrosi presente.

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